Viva la vita!

E’ passato un anno, ormai…
Honda Lead 100cc
Avevo aperto la Gianoteca come al solito alle 11.00 anche quella domenica 5 Agosto, dopo aver fatto la spesa a valle nella frazione di Bastardo.
Una volta aperto il locale, messo via gli acquisti, servito il primo caffè e date le solite informazioni a chi voleva raggiungere il rifugio san Gaspare in cima al monte Martano, mi accorgo di avere erroneamente acquistato “Il Mattino” e non “Il Messaggero”.bart-simpson cool manAlle 11.45 decisi di affiggere il solito cartello TORNO SUBITO con il mio numero di cellulare in caso di emergenze, presi il mio Honda Lead 100 e partii alla volta dell’edicola, nella rovente estate gianese: casco di ordinanza loggato Gianoteca, maglietta “The Simpsons-Cool man” con Bart seduto su una sedia da regista, pantaloncini al ginocchio, scarpe Lotto appena regalatemi da una delle mie “mamme” gianesi e via, sempre con l’ansia del cavo del freno posteriore che non andava e che quindi mi limitava nella velocità ormai da un mese, visto che, pur avendolo prenotato in Honda, non si riusciva a trovare vista la vetustà dello scooter (del 2003).
Giunto all’altezza del nuovo villaggio denominato Colle del Gallo prima dell’ingresso a Bastardo, in pieno rettilineo ed in discesa, vidi un’auto provare ad uscire dal parcheggio di quell’area e, nonostante io gli suonai, cominciò ad estromettere il muso sulla via principale.
Non so perché e per come, ma istintivamente provai a frenare col freno posteriore che, immancabilmente, non funzionò.
In un istante, però, anziché come al solito ricordarmelo con la leva che rimaneva molle e verso di me, il pre-tensionatore delle ganasce a tamburo della ruota posteriore bloccò come con una brusca ed improvvisa “pinzata” la ruota, disarcionandomi a 70km/h, in discesa, facendo sbandare il motorino col posteriore verso sinistra: non ebbi nemmeno il tempo di provare a frenare coll’anteriore o di fare altri movimenti.
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Sono a terra, di lato, e urto violentemente la spalla sinistra: appoggio tutto il lato sinistro sull’asfalto, ma il pianale frantuma il dorso del mio piede sinistro, aprendo in due la scarpa e facendomela perdere, proprio come si vede nei film. Il dolore è così forte che, non so se per istinto riflesso o per cos’altro, con il piede destro scalcio lo scooter che stava per finirmi addosso, lasciandolo sul ciglio della strada mentre io continuo a “grattugiare” il mio lato sinistro sull’asfalto rovente di Agosto a mezzogiorno. Provo a rotolare per evitare i danni, ma il risultato è solo rompere il pollice destro e farmi tornare sul fianco sinistro, estromettendo l’omero dalla scatola scapolare senza romperlo.
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Quello che ricordo di tutto questo, ogni notte prima di addormentarmi da un anno ed a volte passando su quel tratto di strada, è la paura di sbattere il collo e la testa per terra, ma di riuscire a tenerla su graffiando solo leggermente il mio mitico casco (comprateli buoni, santa Cleopatra!, non risparmiate su cosa vi può salvare la vita…) ed il dolore nella scapola e quello del piede che si apre.
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Quel piede che ha già il tallone ricostruito dopo la necrosi dovuta alla meningite che provò già 49 anni fa a portarmi via da qui.
Mi fermai coi pedi verso il ciglio della strada, trasversalmente al senso di marcia e con il capo 10-15° a monte, col corpo rivolto verso il cielo e cominciai a piangere: piansi perché capii che non sarei potuto tornare a riaprire la Gianoteca, che molto probabilmente non sarei riuscito a proiettare il film in programma per “Cinema sotto i tigli” quella sera…20181016_101658 tg
Allora perché, starete pensando, questo sconclusionato narratore intitola un fatto del genere VIVA LA VITA!
Nuvola gianese
Non ebbi il tempo di lamentarmi di quello che mi era accaduto che i ragazzi dell’auto che stava uscendo, gli abitanti delle case a lato e i compaesani che nel frattempo sopravvenivano su quella strada si fermarono al mio capezzale; e sentii dirmi: “Noi non siamo usciti da lì, non ti abbiamo preso noi, sei caduto da solo” ed io riuscii a rispondere loro: “Lo so, tranquilli, è colpa del cavo del freno, tranquilli…”.
Tra le persone che mi prestarono il primo soccorso c’era l’Amica Valentina, che non abita solitamente a Giano ma che ha la famiglia e l’ascendenza nel capoluogo: mi parlò per vedere se ero vigile, se avevo battuto la testa, e vedendo il mio piede sinistro malconcio mi chiese, partendo dal destro, se avevo sensibilità: risposi di sì, anche se quando provai a muovere le dita del sinistro sentii un fuoco incredibile e le pulsazioni come se il mio cuore si fosse trasferito lì.
Rimasi per terra, braccia larghe sull’asfalto, ed ebbi ancora la sfacciataggine di chiedere un ombrellone o qualcosa che mi riparasse da quel sole, e qualcosa che lenisse quella sensazione di arrostire come sulla brace che le mie braccia insanguinate facevano sull’asfalto.Alina e Giano
La vita è bella perché esistono gli altri.
Se non ci fossero stati Valentina e gli altri 10-12 intorno a me, che chiamarono l’ambulanza, che aspettarono che arrivasse, che segnalarono la mia presenza sulla provinciale per evitare di essere schiacciato come un riccio od un cane randagio, se i miei Amici Carabinieri, accorsi sul posto per gli accertamenti di rito (prima dell’ambulanza che arrivò 20 minuti dopo) non mi avessero fatto addirittura sorridere, io tutto scassato ed insanguinato per terra sull’asfalto rovente, per la sensazionalità ed incredibilità dell’accaduto fatto solo con un piccolo scooter 100cc, avrei potuto lamentarmi di ciò che era successo: ma ero ancora lì, nonostante tutto, e la vista di mia moglie che fu ovviamente chiamata a soccorrermi dagli avventori ed il suo non perdersi d’animo, e poi l’ambulanza, il trasbordo prima sulla lettiga e poi sulla barella, la scelta del pronto soccorso di Foligno, le buche ed i colpi presi in ambulanza (la incredibile richiesta di tenermi alla sbarra laterale per evitare colpi è pazzesca ma vera…) sia di lato che coi piedi contro il portellone, non mi fecero cambiare idea, anzi…
Nonostante abbia dovuto attendere 2 ore per fare la prima visita ortopedica e le radiografie perché in quella domenica d’Agosto evidentemente non si doveva o poteva avere un incidente, visto che il dottore presente era un dentista, e che l’ortopedico che doveva rientrare alle 14 è arrivato alle 15.05 dopo le continue richieste  del collega che ne reclamava la presenza per il mio ma soprattutto per un caso di rottura della testa del femore di quello che per qualche giorno sarà il mio compagno di camera in ospedale.
Nonostante che per 1 mese abbia dovuto tenere un tutore al braccio sinistro, uno al pollice ed alla mano destra per 2 mesi ed uno scarponcino aperto senza suola sotto la punta del piede sinistro, nonostante la piastra ricostruttiva ed i 2 tiranti nel piede, l’utilizzo della sedia a rotelle per muovermi i primi 2 mesi, l’impossibilità di usare le stampelle per i danni multipli, l’abitare in una casa sulle scale…
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Nonostante che ad ottobre esplose in 2 giorni un’infezione che si rivelerà conseguenza di uno dei 2 interventi subiti il martedì (omero e piede) ed il venerdì (pollice) dopo l’incidente, che mi obbligò ad altri 15 giorni di ospedale dopo la prima settimana post crash, con conseguente bombardamento di antibiotici e ripresentazione, anche se un po’ più blanda, 3 mesi dopo e sei mesi dopo.
Gianoteca 2011-2018
Nonostante abbia dovuto chiudere il mio sogno, la Gianoteca, abbia perso 9 chili e la ripresa delle funzioni del piede sinistro hanno portato a delle complicazioni come le trombosi alla gamba, l’eparina in pancia per 2 mesi e l’anticoagulante per i 2 anni a venire.
Nonostante questo, VIVA LA VITA!
Alina panchinaVIVA LA VITA perché sono ancora vivo, perché ho vissuto 51 anni meravigliosi, perché ho la fortuna di avere con me familiari ed Amici splendenti come voi, che illuminano il mio cammino e so continuerete a farlo, nonostante tutto.
Giano dalla colonia 22-7-2019
VIVA LA VITA perché la vita è viva…
Fiore gianese